venerdì 16 marzo 2012

corteo contro la mafia

salvailsociale parteciperà al corteo organizzato da Libera "contro la mafia" che si terrà a genova questo sabato (17-marzo-libera-contro-la-mafia), con una marcia che da piazza della vittoria arriverà in piazza caricamento.

crediamo sia importante esserci per sostenere un cultura fondata sulla legalità, la partecipazione e la democrazia, valori che orientano le nostre pratiche e la nostra professionalità, oltre che per continuare a dare visibilità alla nostra categoria ed a opporsi alle logiche che vorrebbero ridurre gli interventi sul sociale.

saremo lì con il nostro striscione e con volantini.

preghiamo tutti quelli che hanno voglia di partecipare di cercarci e sostenerci: ci siamo dat appuntamento alle 9,30 in piazza della vittoria, dal gabbiotto dell'autobus all'uscita del sottopasso che arriva da via XX settembre.

ricordo che tutti i lunedì dalle 18,30 ci vediamo in vico mele 3.

un abbraccio.

martedì 13 marzo 2012

ho fatto un sogno...


Ho fatto un sogno. Uno di quei sogni pomeridiani e domenicali, quando ci si addormenta un po’ per recuperare le forze; di quei sogni che ti impressionano e che quando li racconti, temi di non riuscire a trasmettere agli altri, le emozioni che hai provato. Emozioni forti, urlate, libere dal controllo del Super Io; emozioni che piangono e si disperano.
Non era un incubo, ma proprio perche non lo era, mi ha spaventato la sua potenza.
Mi trovo in una riunione. Il tavolo rettangolare è molto lungo e non è allineato a dovere. Verso il fondo, mano a mano che ci si avvicinava al posto del capo-tavola, si incurva in modo poco naturale, non permettendo a quelli seduti nella medesima fila di vedere parte dei colleghi presenti.
I partecipanti erano oziati e il gruppo appariva disordinato; qualcuno era seduto molto staccato dalla sponda del tavolo, qualcuno poggiava il sedere su di una sedia messa per traverso. Tale situazione restituiva un senso di confusione e negligenza. La riunione era composta da operatori misti, intendo dire che i ruoli erano svariati. Si trovavano alcuni dirigenti di età, dedicati a relazioni politiche o a compiti tecnici, e vi erano operatori di base, giovani educatori. Molti tra i partecipanti non staccavano gli occhi dal cellulare o dal pc portatile.
Mi si avvicina Francesca, quella Francesca che conosciamo tutti e mi dice “guarda non ci si ascolta”.Mi innervosisco e le rispondo che si deve fare valere, che è impensabile non riuscire a farsi sentire; poi mi  accorgo che sono stata troppo brusca e ciò che lei prova è quello che provo io. Rabbia ed impotenza.  Ciascuno è un isola a sé e l’indifferenza, e a tratti il rancore, è palpabile, presente.
Allora, senza pensare troppo ma temendo che il mio stato di salute (ho qualche acciacco) non me lo permettesse, battendo contemporaneamente le mani sul tavolo, alla maniera di “Fragole e sangue” (film cult) urlo in modo ritmato: “Siamo operatori sociali e dobbiamo curare l’ascolto, avere  attenzione alle parole. Se non ci ascoltiamo fra di noi come sarà possibile ascoltare le persone che seguiamo: come è possibile che non riusciamo a stare dalla parte di chi non è ascoltato, soprattutto se è un collega, un pari”. Urlo così forte, flettendo il tempo  al suono dei colpi delle mani, che temo di non farcela. Con grande liberazione mi accorgo di essere riuscita ad azzittire i buontemponi, di essere riuscita ad attirare la loro attenzione. Lo sforzo è stato grande ma forse ne vale la pena.
Allora decido di alzarmi, e camminando intorno al tavolo e dunque dietro le spalle dei colleghi, racconto che negli anni novanta si partiva sempre dall’equipe, dal punto di vista dell’operatore in relazione agli altri, dalle loro emozioni, dal senso che essi davano al loro lavoro; e si lavorava, udite udite…sul benessere dell’operatore.
In quegli anni, fino agli inizi del 2002 circa, si facevano le supervisioni, l’equipe si esprimeva su quale formatore voleva, a partire dai bisogni e dalle fantasie di ogni uno e dell’equipe nel suo insieme.
Racconto, sempre camminando sulla scena, o meglio sul setting, che si lavorava molto sul ruolo dell’operatore, sull’asimmetria della relazione, sul transfer; senza trascurare mai il fenomeno che si trattava, fossero ragazzi a rischio, o diversamente abili o donne maltrattate.
In supervisione si portava il caso ma si narrava di se stessi e di come si interagiva con i sentimenti dell’altro. In quegli anni, le supervisioni era di due ore e passa; spesso si piangeva e molti di noi hanno scoperto quali fossero le reali motivazioni che ci spingevano al mestiere della relazione d’aiuto. Molti scoprivano di credersi onnipotenti e dunque dominatori e dipendenti. Altri scoprivano di dover lavorare sull’autorevolezza, che l’utente non è il tuo vicino o un amico di merende.
Si piangeva spesso, perche si parlava di sé e dell’amore, qualche volta malato ma pur sempre amore, per la professione.
Ci innamoravamo dei nostri supervisori, diventavano i nostri maestri. Qualcuno di noi intraprendeva un percorso personale utile alla professione e alla vita privata. Quando si trattava il caso si mettevano in pratica cambiamenti utili, cambiavamo noi e cambiava l’utente. Imparavamo a non portarci il “caso a casa”. Imparavamo a tenere il ruolo anche con i dirigenti che stimavano l’impegno e riconoscevano la professionalità.
Mi sveglio, sono felice di aver trovato in me l’energia per urlare forte; sono felice perche ho raccontato come si puo’ lavorare, che esiste un altro modo: partire da noi stessi.

domenica 4 marzo 2012

vico mele 3

in queste settimane di silenzio non è mancato il lavoro delle formichine di salvailsociale nel consolidare il percorso che si sta intraprendendo verso la costituzione di quello che vuole essere la "casa" delle lavoratrici e lavoratori del sociale.


innanzitutto informiamo che lo spaziosalvailsociale si è spostato di sede e di orari : ci si vede tutti i lunedì dalle 18,30 in vico mele 3 in uno spazio molto accogliente, dove non manca mai qualche cosina da bere e sgranocchiare per sostenere il lavoro che vi si svolge. 

stiamo inoltre seguendo le scelte del comune che decideranno le sorti per il 2012 del nostro settore: i tagli ci saranno (il budget sembra aggirarsi tra i 35 ed i 37 milioni...) ma ancora non si sa dove colpiranno, anche se sindacati e forum stanno confrontandosi con le istituzioni e convocheranno altre manifestazioni.
la nostra risposta è quella di voler rafforzare la rappresentanza del mondo del sociale proponendo salvailsociale come soggetto in grado di portare contenuti e proposte alla classe politica: per questo si vogliono incontrare i candidati sindaco per metterli a confronto sulle loro idee di gestione dei servizi sociali.

in questi giorni stabiliremo date, luoghi e modalità di tale incontro: risulta particolarmente importante in questo periodo la più ampia e diffusa partecipazione al percorso di salvailsociale.

vi aspettiamo domani in vico mele 3.